Sperduti in una foresta del Sud America, dovremo infiltrarci tra le fila di una setta religiosa per poter salvare nostro nipote. The Church in the Darkeness ci mette di fronte a questa sfida. Riusciremo ad essere all’altezza?
Paranoid Production ha indubbiamente avuto una bella idea col suo The Church in the Darkness: creare un gioco di sopravvivenza sempre “nuovo”. Questa è una descrizione veloce ed esaustiva del gioco che vanta come prerogativa principale proprio l’essere un’avventura procedurale, diversa ad ogni partita. Vediamo quindi se il team di sviluppo è riuscito nella sua impresa.
La trama di The Church in the Darkness è tanto semplice quanto articolata. Dopo una missione in Sud America iniziata negli anni ’60 volta alla salvezza delle popolazioni locali dai conflitti e dalle guerre civili, viene istituito questo gruppo ribelle nel cuore del continente con a capo due rivoluzionari di nome Isaac e Rebecca. Anche il nipote del protagonista Alex prende parte in questa operazione a fin di bene; ma come ogni buon film di spionaggio insegna, qualcosa va storto.
Dopo 6 mesi, si perdono totalmente i contatti con Alex, iniziano a girare voci su una presa di potere sulla popolazione da parte di Isaac e Rebecca che avrebbero trasformato il loro gruppo di ribelli in una dittatura volta allo schiavismo e ad un culto religioso violento più simile ad una setta. Sta a noi infiltrarci in questo luogo dimenticato dal governo per trovare nostro nipote e porre fine a questi soprusi.
The Church in the Darkness è a tutti gli effetti un survivor/stealth in visuale isometrica con elementi rogue-like. All’inizio della nostra partita potremmo scegliere il livello di difficoltà della nostra run che va da infiltrato a talpa. Nelle modalità più semplici i nemici avranno anche difficoltà a trovarci mentre in quelle più toste sarà una vera impresa passare inosservati dato che i nemici saranno agguerriti e attenti ad ogni passo.
Le scelte di gameplay sono varie e divertenti: potremo usare un particolare oggetto per attirare le guardie e farle fuori silenziosamente oppure lanciare sassi con X e attirarle nell’ombra per tramortirle, controllare la loro visuale con il tasto B, prendere la nostra arma da fuoco e decidere di fare il “Rambo” della situazione o addirittura correre per il campo e attirare ogni guardia presente per farli cadere in delle vere e proprie trappole. Il gioco quindi è molto vario ed è molto semplice da capire dato che ogni tasto ha un uso specifico.
Certo è che tutto questo non è proprio perfetto. Possiamo scegliere se uccidere o semplicemente tramortire le guardie. Ma scegliere di fare i “bravi ragazzi” non ripagherà così tanto dato che le guardie tramortite rimarranno tali per 20 secondi poi si alzeranno e allerteranno tutto il campo con gli allarmi. Anche perché l‘IA è buona ma non eccelsa, in quanto lasciare cadaveri per tutto il campo non preoccuperà minimamente i controllori che ci passeranno vicino come se niente fosse. Rendendo oltretutto inutile la meccanica di spostare e nascondere i cadaveri.
Il problema più grave di The Church in the Darkness è il frame rate da mal di testa. Sia lo spostamento della telecamera con la levetta analogica destra che il movimento del nostro personaggio sarà fisso a 15 fps al secondo a differenza dei 30/60 base di qualunque altro titolo rendendolo veramente difficile da giocare senza incombere in una fastidiosa sensazione di nausea. Altro tallone d’Achille è il caricamento iniziale. Dal momento in cui si avvia l’app al momento in cui appare il menu del gioco, passano almeno 2 minuti di attesa, sicuramente troppo per un gioco che fa della sua rigiocabilità e immediatezza il suo vanto.
La grafica è effettivamente buona, semplice ma efficace; anche gli interni sono ben arredati e visibili in visuale isometrica. La musica è un po’ povera, in momenti random del gioco riaffiora per qualche minuto poi sparisce per molto tempo e non è altro che un motivetto ansiogeno per ricordare la situazione di pericolo in cui ci troviamo. Bisogna anche essere consci del fatto che sono problemi sicuramente risolvibili con l’introduzione di qualche patch. Ma la feature più interessante del gioco è sicuramente il Game Over.
Una volta che avremo perso definitivamente ogni speranza di salvezza e ci faremo impallinare dalle guardie, la partita “potrebbe” finire. Perché potrebbe vi chiederete? Oltre al Game Over classico in cui dovremo ricominciare la partita, a volte i due santoni a capo della setta potrebbero semplicemente metterci in gabbia e lasciarci la possibilità di salvarci. Altre volte potrebbero addirittura decidere di farci fuori personalmente con una vera e propria esecuzione. Tutto questo perché come la mappa, anche la personalità dei nemici è randomica e procedurale, quindi ogni run potrebbe avere ulteriori cambiamenti da quella precedente.
In definitiva, The Church in the Darkness è un buon gioco con delle meccaniche più o meno classiche ma con idee nuove e molto interessanti che strizzano l’occhio agli amanti dello stealth e a quelli dei rogue-like, andando a partorire un connubio decisamente interessante. Ci sono diversi difetti gravi da mettere a posto ma, con il giusto supporto e qualche aggiornamento, potranno rendere questo titolo un ottimo modo per testare la propria abilità, immersi in un ambientazione simile ma mai uguale.
The Church in the Darkness è disponibile sul Nintendo Switch eShop dal 2 Agosto 2019 al prezzo di € 19.99 per 1174,41 MB di spazio su console o microSD. Il gioco è completamente in inglese, Giapponese, Russo, Cinese, compatibile con il Pro Controller e con il Cloud dei dati di salvataggio.
Pro
- Grafica e ambientazione buone
- Comandi semplici e facili da imparare
- Componente stealth e rogue like fuse sapientemente
- gameplay vario
- difficoltà adeguata
Contro
- IA non sempre all’altezza
- Frame rate basso e fastidioso
- Caricamento iniziale infinito
- Non tutte le meccaniche di gioco vengono sfruttate
- Colonna sonora piatta e silenziosa
- Fattore Switch assente