The Long Journey Home è finalmente disponibile su Nintendo Switch. Siete pronti a partire per scoprire pianeti sconosciuti?
Ah, lo spazio. Un nulla cosmico infinito, vuoto, ma pieno di stelle, costellazioni, galassie, mondi da scoprire. Basta alzare la testa al cielo per avere un insignificante assaggio di quello che l’universo nasconde nella sua immane grandezza. Proprio quel senso di impotenza dinanzi a quell’immensità e il profondo senso di scoperta sono state le motrici delle menti che hanno partorito opere dal calibro di 2001: Odissea nello Spazio e il più recente Interstellar.
Ma è proprio quest’ultima pellicola ad essere più simile al titolo di cui vi parliamo oggi. The Long Journey Home è infatti un’avventura galattica, una missione di recupero nei più remoti pianeti del cosmo. Ma al contrario del film di Christopher Nolan, non saremo chiamati a recuperare degli astronauti, bensì materie prime necessarie per proseguire il viaggio e per tornare a casa con materiali rari ed essenziali. Accendete i motori: siete pronti a scoprire il gioco del team tedesco di Daedalic Entertainment?
Mettete da parte il vostro appetito per gli incipit catastrofici pre-apocalittici. La storia di The Long Journey Home inizia molto diversamente, in modo quasi innocuo. Una squadra di ricercatori, tutti astronauti, sta per effettuare il primo salto interspaziale della storia dell’umanità, diretti sul sistema stellare Alfa Centauri. Tuttavia, proprio durante il viaggio, qualcosa non va come pianificato, e la troupe si ritrova sperduta in una galassia che non conosce. L’unico modo di tornare a casa è attraversando l’intero universo e facendosi spazio tra pianeti, fasce di asteroidi e chissà, magari anche qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.
La base dell’opera è quindi prettamente narrativa. Di fatti, l’intenzione della software house era quella di creare un gioco unico, dal genere inedito, concentrandosi moltissimo sul fattore simulativo. The Long Journey Home ci ha sorpresi soprattutto per la quantità di meccaniche presenti: dovremo stare attenti al carburante dell’astronave, del piccolo lander quando atterriamo sui pianeti, sulla gravità, densità, clima, forza del vento e molti altri aspetti dei corpi celesti prima di scendere su di essi.
Il gameplay è diviso in due fasi (a volte tre). Con la prima avremo una visuale dall’alto del sistema solare in cui ci troviamo, con la possibilità di muoverci quasi liberamente su tutti i pianeti al suo interno. Tramite una comoda minimappa, che mostra la posizione e il movimento dei corpi attorno la stella, potremo vedere l’obiettivo attuale e la sua grandezza rispetto gli altri pianeti.
Il prossimo passo è decidere come arrivarci per spendere quanto meno carburante possibile, che è la nostra prima, vera limitazione. Per entrare nell’orbita dovremo regolare la velocità dell’astronave in modo da avvicinarci quanto più lentamente possibile ed evitare sia di superare il pianeta sia di impattare con esso e danneggiare la struttura del mezzo. Una volta entrati nella stratosfera, l’ultimo compito sarà semplicemente quello di stabilizzare la nostra rotta per navigare in senso circolare attorno il corpo, cosa che sarà possibile semplicemente tenendo premuto un tasto per alcuni secondi.
Mentre saremo in orbita potremo leggere alcune informazioni sul pianeta come le condizioni atmosferiche, forza di gravità e così via, prima di staccare il lander e mettere piede sulla superficie. Inizierà così la seconda fase del gameplay, ovvero quello dell’atterraggio: il piccolo velivolo avrà a disposizione due motori; uno sotto e uno sopra, per controbilanciare gravità basse e terreni scivolosi. Successivamente, potremo estrarre materiali gassosi che fuoriescono dal terreno oppure utilizzare una trivella per scavare e ricavare pietre e ciò che serve per muovere i mezzi. Dopo aver ottenuto il possibile, dovremo semplicemente uscire dall’atmosfera, per ricollegarci alla stazione centrale e volare verso il prossimo pianeta.
Il gioco va avanti principalmente così, magari con qualche minigioco e una serie di sezioni in cui potremo muovere più da vicino l’astronave principale, anche facendo fuoco con delle armi molto basilari. The Long Journey Home vanta di una buona quantità di meccaniche che rendono l’opera molto simulativa, ma soffre di un problema quasi paradossale: dopo molte sessioni di gioco, il gameplay può risultare ripetitivo anche per gli amanti delle avventure spaziali. Certo, i pianeti differiscono in caratteristiche e dovremo star attenti a razionare bene gli oggetti a nostra disposizione, ma purtroppo non siamo riusciti a restare incollati allo schermo dopo molte ore. Il primo impatto con il titolo è indubbiamente positivo, complice anche la sorprendente attenzione nei dettagli “tecnici” dei corpi celesti.
The Long Journey Home vi darà l’impressione di essere un gioco inedito, strategico, simulativo e minuzioso, ma più proseguirete nell’avventura e più vi renderete conto di cosa ha davvero da offrire quello spazio siderale che tanto dovrebbe divertire: nulla, il vuoto cosmico. Giocare ci è sembrato sempre avere tra le mani un’opera misteriosamente interessante ma che, a conti fatti, ha ben poco da offrire. Si poteva fare di più? Certamente, anche se quel poco che c’è potrebbe bastare a tenere stretti gli amanti del genere.
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